Pallavolo Storie – Matteo Battocchio una carriera tra fortuna e gratitudine

(Rosita Mercatante per iVolleymagazine.it) Passeggiate solitarie in montagna ed esperienze adrenaliniche, come le immersioni subacquee o i lanci dal paracadute. Sono le attività principali che pratica per rigenerare le sue forze. Tutte quelle che poi riversa totalmente nel suo lavoro. Matteo Battocchio, classe ’85, ha trascorso metà dei suoi anni a fare l’allenatore di pallavolo, iniziando quasi per caso con i gruppi di minivolley per poi ottenere l’assegnazione di cinque panchine in Serie B e altrettante in A2, passando per l’esperienza della Superlega durata una sola stagione. Da due anni è il tecnico federale della nazionale Under 21, mentre nel prossimo campionato, rivestirà il ruolo di head coach alla Puliservice Acqua S. Bernardo Cuneo.
Matteo è convinto che la fortuna abbia giocato sempre a suo favore presentandogli le migliori opportunità per esprimersi, per mettersi alla prova e come logica conseguenza crescere professionalmente. Un tipo di vento favorevole anche in queste settimane gli sta permettendo di allenare un gruppo di giovani talenti che, all’appuntamento con i Mondiali Under 21, si sono presentati come Campioni d’Europa in carica e con la voglia di affermarsi sfidando ogni pronostico e non facendosi condizionare neppure da qualche avversità che, all’ultimo minuto, ha reso impossibile la partecipazione alla competizione di un giocatore fondamentale all’economia della squadra come il martello Luca Porro.
Epilogo agrodolce per l’avventura alla rassegna iridata dei dodici azzurrini, che hanno visto infrangersi il loro sogno solamente nella finalissima contro l’Iran: “Che le cose potessero andare diversamente lo pensa solamente chi ci crede davvero. Noi ci abbiamo creduto fino alla fine anche se sapevamo, che dall’altra parte della rete, c’era una squadra molto più forte di noi. Resta il rammarico perché non è andata come speravamo, ma abbiamo accettato il risultato perché riconosciamo di aver perso contro l’avversario più forte”.
La tempra e il carattere di questa squadra di giovani promesse si sono visti contro la Bulgaria, in una semifinale “infuocata” con l’esito del match ribaltato in rimonta: “Non so quale altro gruppo avrebbe digerito così l’assenza per infortunio di un elemento importante nell’impianto di gioco come Porro. Hanno dimostrato una grande responsabilità e tanta voglia di fare bene. Il segreto è stato il lavoro svolto l’estate scorsa nell’arco di quattro mesi. Quest’anno, invece, abbiamo incontrato un ostacolo in più, quello di dover incastrare gli impegni legati all’esame di maturità. C’è stata grande unità di intenti anche con i club”.
Tra i tanti giovani ad impressionare in modo particolare c’è stato il “figlio d’arte” Alessandro Bovolenta: “Ha solo 19 anni e deve costruire la sua carriera gradualmente e senza pressioni. È un bravo ragazzo, umile, un grande lavoratore in palestra oltre che avere ottime capacità fisiche e tecniche. Mi sono stupito che quest’anno non fosse passato in SuperLega ma è stata una sua scelta, che dimostra ancora di più quanto abbia la testa sulle spalle”.
Puntare su questi ragazzi potrebbe significare che il Campionato italiano avrà sempre meno bisogno degli stranieri: «Quando si parla di questo argomento si entra in una questione più politica, essendoci di mezzo la volontà della Federazione e della Lega. Non è un’utopia immaginare un campionato con soli tre stranieri in squadra, dopo i risultati ottenuti dalle Nazionali giovanili. È una scelta in cui rientrano anche dinamiche economiche».
Schietto e diretto con gli atleti. Riconoscente con chi lavora al suo fianco: “Il rapporto con i giocatori e con lo staff è improntato sulla sincerità. Già durante le trattative sono sempre schietto, non tento mai di convincere gli atleti a far parte del progetto con false illusioni o promesse. Non si possono forzare questo genere di rapporti, perché, in palestra, bisogna stare bene ed essere felici. Sono grato a quanti impiegano sudore, passione, energie per raggiungere un obiettivo comune con me”.
Nemmeno il tempo di rifiatare, che in questo week end a Marsicovetere (Potenza), parte il Torneo di qualificazione ai Campionati Europei Under 22, in programma il prossimo anno in Olanda. Uno dei cinque tornei di qualificazione si gioca in Italia, che nella Pool A affronterà Lussemburgo (venerdì), Montenegro (sabato) e Bulgaria (domenica, tutte con inizio alle ore 18:30): “Un girone molto competitivo in cui la Bulgaria è l’avversario più temibile. Siamo molto stanchi a livello mentale per stare dietro a queste squadre così forti dopo l’inaspettata prova di forza dei Mondiali. Il dispendio di energie è stato enorme. Di sicuro, tornando in campo dopo una sola settimana, l’aspetto emotivo e la stanchezza ci condizioneranno parecchio”.
Tra poche settimane inizierà una nuova avventura sulla panchina di Cuneo nel torneo di A2: “Cuneo è la squadra per cui ho sempre tifato. È una situazione stimolante perché si tratta di una Società che ha fame di arrivare. Essere una piazza storica non ci darà punti in classifica. Potrà essere solo motivo d’orgoglio e di una sana pressione, che non deve consistere nell’obbligo di vincere. Affronteremo un torneo molto competitivo, in cui è impossibile prevedere quali sono le squadre designate a entrare nei play off”.
Un piacevole ricordo per Matteo Battocchio è quello legato alla sua unica esperienza in SuperLega, nella stagione 2018-2019, come vice di Antonio Valentini a Vibo Valentia: “Sono stato molto bene in quella circostanza, come testimoniano le amicizie ancora vive, con quel gruppo di lavoro e quei giocatori. Nel girone di ritorno abbiamo faticato molto. Quell’anno ho avuto un problema di salute, che mi ha dato modo di sperimentare la generosità della gente del posto. Nelle stagioni successive sono stato contattato più volte dalla società ed ero felice al pensiero di poter tornare. Poi le trattative non sono andate a buon fine”.