(Gianluca Montebelli per iVolleymagazine.it) La crescita del Sitting Volley italiano passa anche dalla voglia e dalla passione di personaggi come Nadia Bala, anzi meglio balanadia, tutto attaccato, come ama presentarsi lei stessa.
Investita dalla Fipav lo scorso mese di dicembre del ruolo di “Ambasciatrice” della disciplina, la giocatrice veneta, indubbiamente una delle atlete più rappresentative dell’intero movimento, si è messa subito a disposizione, attraversando su e giù la penisola per diffondere nella maniera giusta il suo sport e per trasmettere ad altri tutto l’entisuasmo che la anima.
“E’ fondamentale andare nelle scuole ad incontrare ragazzi e professori per far capire cos’è il sitting volley. La crescita è strettamente correlata alla conoscenza e alla dimostrazione pratica di come si gioca. Il messaggio che vogliamo trasmettere è quello di uno sport fatto di atleti che vanno visti come tali e non come portatori di disabilità. Dai dibattiti che facciamo in giro per l’Italia abbiamo avuto riscontri straordinari. Fra i giovani c’è voglia di apprendere e di capire. Le domande che ci vengono rivolte spesso ci spiazzano ma ci permettono di spiegare come, su un campo di sitting, non esistano handicap e che ognuno di noi, come qualsiasi altro sportivo, da il massimo di se stesso per vincere”.
Quali risultati pensi possa portare questo impegno così profondo a favore del tuo sport.
“E’ presto per dirlo. La crescita del sitting volley italiano passa da diverse strade. La promozione è importante ma occorre investistire sulla preparazione dei tecnici e sostenere le società per fare in modo che ogni ragazzo o ragazza che voglia giocare a sitting volley abbia la possibilità di farlo nella propria città. Del resto il nostro sport è entrato a far parte della Fipav soltanto nel 2013, c’è tanto da fare per allienearci alle nazioni più forti, che hanno iniziato prima di noi. Posso dire che siamo già sulla buona strada e che il livello sta crescendo. Stanno nascendo nuove squadre in diverse città. A Treviso, Padova, Ravenna, Rimini ci sono club che stanno organizzandosi, spero che presto altre ne seguano l’esempio “.
Nel panorama internazionale l’Italia dove può essere collocata ?
“ E’ inutile sottolineare che siamo lontani dai ‘mostri sacri’ come Stati Uniti e Cina o da formazioni europee come Ucraina e Russia, tanto per citare le più forti, ma certamente siamo avanti ad altre nazioni e contiamo di crescere ancora. Certo per essere competitivi ai massimi livelli ci vorrà ancora tempo “.
Quali sono secondo te i requisiti che occorrono ad un allenatore che decide di dedicarsi al sitting volley ?
“E’ importante la preparazione tecnica ovviamente ma occorre avere anche una profonda conoscenza ed il rispetto della disabilità. La parte psicologica è fondamentale perché ritengo che il nostro sport possa avere un ruolo fondamentale di inclusione per tanti ragazzi che in palestra possono trovare la forza per scendere dalle carrozzine e trasformarsi in atleti. Capirne i problemi e i momenti di difficoltà è uno dei requisiti richiesti a chi insegna sitting volley ”.
Atleta, allenatrice, Ambasciatrice del Sitting, ma qual è il sogno nel cassetto di balanadia.
“ Io sto lavorando e mi sto impegnando per raggiungere i massimi traguardi sportivi. Qualificazioni Mondiali, Mondiali e… soprattutto, la partecipazione alle Paralimpiadi. E’ un traguardo che sto inseguendo con tutte le mie forze-ribadisce Nadia con la voce rotta dall’emozione-per me, per la mia famiglia, per tutti quelli che mi vogliono bene e che mi sono vicini. Poi posso anche smettere di giocare…”.
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