(James Taboo per iVolleymagazine.it) Chi ha avuto la fortuna di vederla giocare da giovanissima aveva capito subito che nel mondo della pallavolo italiana e mondiale si sarebbe sentito parlare a lungo di lei: Paola Egonu domenica sera guidando Novara al trionfo in Coppa Italia ha ufficialmente aperto una nuova era nella pallavolo femminile italiana di club: quella che verrà ricordata con il suo nome. Non abbiamo paura di esporci in maniera così perentoria perché la carriera di Paolina è stata un crescendo di emozioni e di prestazioni che ha travolto anche gli addetti ai lavori, in primis noi dell’informazione. Abbiamo avuto la fortuna di raccontare molti dei suoi exploit: da quella primavera del 2014, quando con poche partite di B1 sulle spalle esordì con la maglia azzurra dell’U19 in una qualificazione continentale a Montesilvano. Sulla panchina della baby Italia sedeva Davide Mazzanti (si lui l’attuale ct) che per superare una Polonia più quotata decise di tenere nascosto il talentino di Cittadella sino allo scontro diretto quando la lanciò in campo venendo ripagato da una prova super da Paolina.
Pochi mesi più tardi Marco Bonitta la fece esordire con la maglia della seniores e il 17 maggio in una amichevole con la Repubblica Ceca siglò il suo primo punto chiudendo il match su una alzata di Tai Aguero.
In quattro anni Paola Egonu ha scalato il mondo per tre stagioni dividendo la sua carriera tra Club Italia e nazionale, giocando a soli 16 anni il World Grand Prix (1995), anno in cui vinse il Mondiale U18 di cui fu Mvp. A diciassette ha contribuito a far superare all’Italia una doppia qualificazione olimpica e giocando da titolare la sua prima Olimpiade a Rio 2016, facendo con la squadra federale il record di punti in una partita della massima divisione 46!
Poi l’estate scorsa dopo aver condotto le Azzurre all’Argento nell’ultimo World Grand Prix, la scelta di Novara, per lavorare agli ordini del “guru” del nostro volley Massimo Barbolini. Con la maglia dell’Igor Paola è cresciuta ulteriormente e nella due giorni del PalaDozza ha mostrato tutto il suo “strapotere” sottorete, che la rende superiore a tutte le giocatrici italiane degli ultimi 30 anni e ci ricorda quello di un atleta inarrestabile, anche lei di colore ma statunitense: Keeba Phipps.
Insomma la domanda che ci è passata per la testa uscendo dallo storico palazzo bolognese è stata: Paola come Keeba? C’è una sola persona che può darci la risposta: Massimo Barbolini, che le ha allenate entrambe.