Pensa alla ripartenza. Pensa a quando arriverà il tanto desiderato “giorno zero” e si immagina nuovamente in palestra a lavorare, a pieno regime, per prepararsi al rientro in campo. Non molla e soprattutto anche in questa anomala situazione di stop forzato per l’emergenza Coronavirus non perde la sua pacatezza e neppure la sua straordinaria voglia di fare. Stefano Mengozzi, centrale della Tonno Callipo Calabria Vibo Valentia, ha sfoderato un grande senso di adattamento di fronte all’improvviso cambio di programma che questa inedita stagione agonistica ci ha riservato.
Nessuna pagina in bianco nel diario della sua quarantena, un po’ perché non ama concedersi alla noia, un po’ perché ha imparato fin da bambino che il tempo è prezioso e non va sprecato: ogni pomeriggio c’è l’appuntamento fisso con il preparatore atletico e il resto del gruppo per la seduta di allenamento quotidiano in video call. Poi ripartisce bene il resto del tempo tra impegni casalinghi e svariati interessi personali, con la preferenza per la cucina dove si dedica alla preparazione di prelibate pietanze. “Mi definisco una persona molto meticolosa, che ama organizzare la propria giornata e soprattutto non mi piace stare senza far nulla” ha commentato l’atleta giallorosso da noi contattato telefonicamente mentre si trova nell’abitazione di Vibo messa a disposizione dalla società.
Equilibrato, affidabile, disponibile e molto socievole il pallavolista ravennate classe ’85 ha avuto come modello educativo una famiglia da sempre dedita al lavoro: “i miei genitori sono sempre stati dei grandi lavoratori e mi hanno insegnato fin da piccolo che solo con l’impegno e l’abnegazione si può ottenere qualcosa nella vita. Questi principi mi hanno sempre guidato, anche nella carriera pallavolistica in cui ho avuto anche la fortuna di incontrare dei grandi allenatori che mi hanno stimolato a superare i miei limiti. Non mi lamento mai e non mi tiro mai indietro quando c’è qualcosa da fare”.
Ad impartirgli le lezioni di vita più importanti è stata però nonna Lucia, la persona “affettuosa e protettiva” con cui ha trascorso tutta la sua infanzia: “Ero affidato a lei perché i miei genitori non avevano molto tempo per occuparsi di me. È da lei che ho ereditato l’amore per la buona cucina che richiede anche molta pazienza e cura. Sono cresciuto nel suo casolare di campagna e di quel periodo ho tanti bei ricordi”.
Il “gigante buono” della Tonno Callipo, come lo definiscono i suoi compagni di squadra, amante delle cose semplici e genuine, ci ha raccontato di essere abituato a rimboccarsi le maniche sia dentro che fuori dal rettangolo di gioco: “Ogni anno, subito dopo la conclusione della stagione agonistica, faccio rientro a casa e mi do da fare nell’azienda agricola di mio padre, così come facevo nel periodo estivo anche quando ero ancora studente. Mi dedico alla cura dei frutteti, alla pratica di diradatura manuale delle pesche, alla raccolta dei frutti, poi all’uva e alla vendemmia”.
Romagnolo doc, amante della natura e degli animali Stefano – nome che sua mamma ha scelto per onorare la grande ammirazione per uno dei protagonisti del calcio italiano degli anni ’80 e ’90, il portiere Stefano Tacconi – ha preservato nel tempo il suo animo fanciullesco: “Amo leggere i fumetti fin dalle scuole elementari. Il mio preferito in assoluto è Topolino, ma colleziono anche Tex Willer e One Piece. A casa ho anche una serie speciale dei Cavalieri dello Zodiaco. Mi regalano una buona dose di leggerezza e di spensieratezza per evadere dai problemi della routine quotidiana”.
Gli altri capisaldi della sua vita sono l’amore e l’amicizia: “Sono innamorato della mia fidanzata Margherita, una ragazza speciale e solare, che riesce sempre a farmi sorridere e a stare bene. E poi ci sono anche gli amici. I rapporti più consolidati sono quelli con i compagni d’infanzia, ma essendo una persona socievole riesco ad instaurare facilmente buoni rapporti anche nell’ambiente in cui lavoro. Mi capita spesso anche di sentire ex compagni di squadra e di condividere ancora bei momenti con loro”.
L’aspetto caratteriale che ti contraddistingue di più? “Sono uno di poche parole, sono molto riflessivo e coerente, se dico o penso una cosa non cambio idea facilmente”.
E la pallavolo? “Nessuno dei miei familiari ha mai praticato questo sport. Sicuramente ad influenzarmi nella scelta c’è stato un fattore ambientale perché negli anni Novanta a Ravenna la pallavolo andava molto forte, era lo sport della città. Se fossi nato a Bologna probabilmente avrei giocato a basket. Devo anche dire che il mondo del volley di oggi non è più quello di allora: ai miei tempi si faticava di più per la scalata professionale, ora i giovani talentuosi hanno la strada spianata. Anche il modo di approcciarsi all’ambiente è del tutto diverso. Io da giovane ero molto rispettoso, avevo quasi timore reverenziale nei confronti degli atleti affermati. Oggi i ragazzini sono molto spavaldi e sfrontati anche con i più grandi”.
Questa è la tua seconda stagione con la Tonno Callipo. Che esperienza è stata fino ad ora? “Mi sono trovato benissimo. La società non ci fa mancare nulla e possiamo lavorare con grande serenità. È una delle realtà più solide e un vanto per tutto il Sud”. Se pensi al futuro? “Penso al progetto per far crescere l’azienda insieme a mio papà e al mio amico Enrico. Ci penso e mi emoziono. Quindi sono sicuro che sarà la scelta giusta”.
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