Come sempre lucido, sincero e spontaneo nelle sue analisi, Dragan Travica, ancora capitano di Padova ma secondo radiomercato destinato a vestire la maglia di Perugia, parla al Corriere del Venetodella situazione economica e morale che stanno vivendo gli atleti:
SITUAZIONE COMPLICATA
“La situazione è molto complicata bisogna mettere insieme forse troppe teste: credo che gli sportivi e gli atleti siano prima di tutto cittadini e che ci debba essere uno stato dietro che li supporta. Faccio parte di uno sport che non è nemmeno riconosciuto come lavoro dallo Stato e questo sarà un problema nel momento in cui andremo a discutere con il club di compensi. Non vedo perché debbano sempre pagare i giocatori. Sappiamo benissimo che siamo in emergenza e sappiamo anche che dietro alle società ci sono aziende che la supportano, ma la maggior parte degli sportivi non ha i compensi della Serie A di calcio. Ci sono tanti padri di famiglia che si spostano, che devono pagare affitti, che devono provvedere a una famiglia intera. Bisogna sacrificarsi con ragionevolezza”.
RIMPIANGO GLI ACCIACCHI
“Non avrei mai pensato di rimpiangere acciacchi, piccoli infortuni e tendiniti come lo sto facendo in questi giorni. Fare parte di un gruppo è fondamentale per tutti, manca la quotidianità di poter essere parte di una squadra. È molto probabile, secondo quanto si legge, che ricominceremo ad allenarci a settembre e questo pensiero mi fa letteralmente impazzire. Mi rendo anche conto che bisognerà farsene una ragione, anche se mi manca tantissimo il contatto con il campo. Quanto al futuro, mi auguro che lo Stato capisca che non può mancare lo sport di base, se manca quello vengono a crollare le fondamenta”.
NON DOBBIAMO ARRENDERCI
“Spero che potremo tornare a riabbracciarci e a lottare di fronte al pubblico che ci spinge all’impresa. So che in questo momento sembra una prospettiva lontanissima, ma non dobbiamo arrenderci”.
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