Secondo appuntamento settimanale con #lubelegends, è il turno di Cristian Savani in diretta sulla pagina Instagram @asvolleylube, uno dei campioni che hanno segnato la storia della Cucine Lube. Domani, sempre alle 18, ci sarà Marco Meoni.
Dove ti trovi, Cristian?
“Sono a Dubai, non per piacere ma per disputare una stagione qui. Hanno sospeso tutto, siamo chiusi in casa. Da due giorni siamo in fase 2. Hanno riaperto qualcosina, speriamo di tornare alla normalità”.
Il tuo legame con le Marche?
“Mia figlia, che frequenta qui la prima elementare, è nata a San Severino, è una vostra compaesana e questo è un bel ricordo che mi lega alla vostra terra. Tutta la città respirava la pallavolo ma nessuno era invadente. Anche quando si perdeva non ti rompevano le scatole perché anche gli appassionati si rendevano conto del lavoro che avevi fatto. Sono in buoni rapporti con tutti e ci sentiamo spesso”.
Hai lasciato il segno con la Lube. Cosa ricordi di quel periodo?
“Ricordi bellissimi, fantastici, nel 2011 conquistammo la Challenge Cup. Tutto facile fino alla finale che giocammo ad Izmir, in Turchia. Sapevamo che loro erano una squadra che in casa vinceva sempre. Entrammo in campo a Izmir, sentivamo nello spogliatoio come un terremoto, si muoveva tutto. Ci affacciammo fuori dallo spogliatoio e vedemmo circa settemila persone che saltavano. Poi Omrcen prese una bella distorsione tanto che per ritirare la coppa lo mettemmo in un carrello per la spesa”.
Cosa ricordi dello scudetto 2012?
“Ho uno dei ricordi più belli. Vincemmo lo scudetto per merito di Kovar che fece una gran partita. Eravamo a cavallo con la generazione di Trento che vinceva di tutto e noi che volevamo emergere. C’era sempre molto equilibrio nelle nostre sfide ma loro riuscivano a fare qualcosa di più nei momenti decisivi delle partite. In semifinale vincemmo una battaglia contro Cuneo in gara tre, facemmo a meno di Omrcen, squalificato per l’ammonizione rimediata a Cuneo in gara due. Giuliani si inventò i tre schiacciatori con il finto opposto: io, Parodi e Kovar in campo insieme. Giocammo a Osimo i play off per i noti problemi di capienza del Fontescodella. Facemmo una partita stratosferica, forse la più bella partita che giocammo all’epoca”
Il tuo rapporto con Omrcen?
“Prima della bella di Semifinale Omrcen, per me come un fratello, mi intimò di portarlo in finale scudetto. Non si sarebbe mai perdonato il fatto di aver preso la squalifica perché avevamo le carte in regola per andare in finale. Nello spogliatoio era al settimo cielo. In quella partita demmo il 100%, mi feci male alla schiena: poi iniziai in campo la finale scudetto ma mi dovetti fermare ed entrò Kovar che aveva giocato pochissimo nella stagione e fece una partita suprema. Battemmo Trento, la nostra bestia nera per parecchio tempo”
Torneresti a giocare in Italia?
“Sto prendendo delle decisioni per il mio futuro, chiaramente a giocare in Italia tornerei sempre volentieri”
Come posso schiacciare forte come te? (chiede un tifoso)
“Schiaccio forte, devo ringraziare madre natura. È difficile anche da allenare, però il segreto è nel tempo sulla palla”
Cosa ne pensi della Cucine Lube campione del mondo, che ha conquistato uno storico poker?
“La Cucine Lube ha fatto un percorso fantastico. Ero a Verona a vedere la partita dei playoff un anno fa, prima il gioco non mi aveva entusiasmato: in quella partita ho visto il cambio di passo della Lube, la presa di coscienza dei giocatori di poter essere una squadra imbattibile. Hanno fatto una partita fantastica e nelle partite successive hanno fatto un cambio di marcia incredibile. Hanno giocato senza pressione, iniziando a stravincere contro tutti. Una squadra formidabile, che qualsiasi tecnico vorrebbe allenare».
Cosa ricordi del dialetto marchigiano?
“Dovemo vigne!, lo ripeteva spesso il patron Giulianelli. Poi ricordo Alessandro Paparoni che è di San Severino, quando eravamo in camera insieme in nazionale Juniores, considera che io sono di una piccola frazione lombarda, mi dava del campagnolo. E lui mi disse di non augurarmi di giocare alla Lube perché altrimenti mia figlia sarebbe nata a San Severino. Aveva diciassette anni e poi in futuro fu proprio così. Stimo tanto Alessandro”.
C’è qualche rammarico nella tua carriera?
“Sono contento sinceramente della carriera che ho avuto, penso magari di non essere stato il più talentuoso giocatore della pallavolo italiana ma sono uno di quelli che ha lavorato di più per arrivarci: quello che ho vinto me lo sono meritato, di questo ho consapevolezza Se dovessi cambiare qualcosa sarebbe l’ultimo periodo in Italia: scelsi Verona, tra l’altro c’era la possibilità di tornare alla Lube e cambierei anche questo col senno del poi, ovviamente mi sarebbe piaciuto visto quello che poi ha vinto. Ma siccome vivo a Sirmione, a poca distanza da Verona, è stata una scelta per stare vicino alla famiglia, verso fine carriera per me era importante riavvicinarsi a casa. Purtroppo non è stata un’annata fortunata, poi andai a Siena e anche quella non fu un’avventura positiva”
Quale partita vorresti rigiocare?
«Vorrei rigiocare la finale scudetto e poi non ho ancora capito come perdemmo la Coppa Italia sempre in quella stagione, ad un passo dal vincerla».