“E’ stata molto più faticosa della vittoria in cinue set sugli Usa alle Olimpiadi del Messico… Questa contro il Covid-19 era la mia terza Olimpiade, quella più importante e ho vinto la medaglia d’oro” Sono parole di Peter Kratchmarov nell’intervista di Marco Bernardini pubblicata sulla Gazzetta di Parma, in cui il vecchio campione bulgaro degli anni 60 e 70 racconta come ha affrontato e “battuto” il coronavirus. L’ex-palleggiatore e schiacciatore bulgaro (volley d’altri tempi quando si giocava con il 4-2) oggi 82nne (che dal 1993 vive a Parma), è stato colpito dall’infenzione nel mese di febbraio. Racconta di aver avuto una bruttissima influenza i primi giorni del mese, poi di essersi sentito male in palestra dove stava allenando i suoi ragazzi del Tandres Baganzola di Serie D, che hanno chiamato l’ambulanza e lo hanno costretto ad andare nell’ospedale. Dove ha passato giornate terribili, dopo aver saputo di esser positivo al coronavirus: Avevo danneggiati entrambi i polmoni non ho dormito per nulla… non mangiavo nulla e quando bevevo l’acqua avevo la sensazione di ingerire cristalli. Respiravo soltanto per un afflusso massiccio di d’ossigeno. Dall’8 al 10 marzo ogni attimo poteva essere fatale, poi per fortuna il 10 a mattina ho riaperto gli occhi una dottoressa è entrata nella mia stanza dicendomi: Tu stanotte ha vinto la più grande battaglia della tua vita. Dal prossimo anno festeggerò anche il 10 marzo la data della mia seconda nascita”. Adesso Peter è ancora debolissimo, ma è rientrato a casa con 20 chili di meno con la moglie violetta che l’ha accolto scherzando: “ti ho lasciato che eri Bud Spencer e ti ritrovo che sei Terence Hill…”
Peter Kratchmarov ha vinto la partita più importante, che vale molto più di una medaglia d’oro olimpica.
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