Jacopo Cuttini è il nuovo allenatore bianconero. Nato a Milano il 10 maggio del 1973, alla Kioene Padova per due stagioni aveva ricoperto il ruolo di assistente allenatori (2017/18) e secondo allenatore (2018/19). Cuttini vanta inoltre una lunga esperienza da primo allenatore in serie B maschile e femminile, oltre ad aver ricoperto il ruolo di primo allenatore la scorsa stagione al Tinet Gori Wines Prata di Pordenone (serie A3).
Con Cuttini è stato raggiunto un accordo per la stagione 2020/21 con opzione per il secondo anno.
Un arrivo che in realtà è un ritorno. Che ricordo ha delle sue stagioni trascorse a Padova?
“Ho un bellissimo ricordo e le motivazioni di questa mia scelta derivano appunto da tutto ciò. Padova è un ambiente in cui mi sono trovato bene. Nei due anni trascorsi con Valerio Baldovin ho ricoperto due ruoli diversi, affrontando tematiche differenti. Per me sono stati molto importanti a livello formativo e di crescita personale. In 20 anni di carriera ho avuto modo di confrontarmi con tanti allenatori, ma di Valerio ho sempre apprezzato la metodologia e il lavoro meticoloso nella gestione tecnica e del gruppo. La sua grande propensione al lavoro in palestra mi permise di entrare da subito in simbiosi con lui, perché questa è anche la mia idea d’interpretare il ruolo di allenatore. Per questo motivo credo che sarà inevitabile dare una certa continuità sia sul piano filosofico che di programmazione del lavoro”.
In quest’ultima stagione ha guidato Prata di Pordenone, arrivando al quarto posto fino a quando l’emergenza coronavirus non ha ovviamente costretto ad interrompere i campionati. Che bilancio ne ha tratto?
“E’ stata un’annata molto positiva. Quello di A3 era un campionato nuovo, che si è dimostrato di livello medio-alto. Siamo partiti con una squadra quasi completamente ricostruita, in cui siamo cresciuti giornata dopo giornata. Partendo dall’8° posto del girone d’andata, siamo riusciti a conquistare punti con tutti nel girone di ritorno (6 vittorie e 2 sole sconfitte al tie break). Rimane quindi un po’ il rammarico per non aver potuto completare l’opera, perché i ragazzi, la Società e i tifosi avrebbero meritato queste soddisfazioni. Di Prata di Pordenone avrò sempre un ricordo profondo e che porterò con me per sempre”.
Quando si presentò la prima volta qualche stagione fa, si descrisse come “pragmatico, competitivo e fortemente determinato”. Cosa è cambiato da allora e che tipi di caratteristiche dovrà avere la nuova squadra?
“A livello personale rilancio ciò che dissi allora. Dovremo essere una squadra combattiva e questa non è una novità per Padova, da sempre abituata a trarre il meglio dalle proprie risorse interne. Dovremo riuscire a trovare la giusta alchimia per farci apprezzare dal pubblico, sapendo che partiremo da vantaggi di non poco conto: questa Società ha sempre valorizzato i propri giovani e può contare su uno staff coeso e con dinamiche da tempo assimilate nel proprio modo di lavorare. Le risorse umane che Padova possiede dovranno essere il nostro punto di forza”.
Un’ultima cosa: come vivrà questa nuova sfida personale?
«Sento di avere sulle spalle una grande responsabilità, ma la Società già mi conosce e sa che queste sono sfide che mi entusiasmano”.
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