Giocare all’aperto? Perchè no. Lo spiega Carlo Alberto Melis su l’Unione Sarda in un servizio che porta l’esperezienza di chi l’attività outdoor l’ha provata e che sui campi all’aperto ha giocato a lungo.
“Concetti condivisi anche da un ex gloria della pallavolo cagliaritana. Renato Cadeddu ha giocato nella San Paolo e nell’Aquila di cui oggi è dirigente, ed è stato allenatore. “Certo che si può giocare all’aperto. Ce lo insegnano il beach volley o le partite degli azzurri al Foro italico. L’Italia ha esordito proprio li di Fronte a undicimila spettatori nel Mondiale 2018, mica una gara scapoli-ammogliati. “Noi il volley lo abbiamo conosciuto all’aperto anche a livello medio-alto. E in tanti paesi come gli Stati Uniti o Cuba si giocano ancora in esibizioni che fanno spettacolo”. Naturalmente i pro qualche eccezione la sollevano: “E’ un altro sport. non c’è dubbio. Ma vedendo il taratlex al Foro Italico e l’assenza di vento ho capito che si può fare. E poi oggi ad alto livello il gioco è velocissimo e non subisce tanto il vento. La qualita ad alto livello può risentirne ma le capacità di adattamento che crea lo sport all’aperto sono enormi.. Cadeddu non parla per sentito dire: “All’Aquila si giocava al l’aperto sino ai 18 anni e anche la squadra di Serie A si allenava spesso All’esterno. E poi giocavamo tornei in piazza. per esempio a Oristano. in piazza Eleonora. Cerano le bancarelle, la musica: una festa». Il punto è capire se questa possa essere una soluzione: utile per ripartire: “Si, almeno nelle categorie giovanili. se non vogliamo che certi sport siano soppressi. Con le norme che la Fipav ha diramato è praticamente impossib11e giocare e allenarsi. Sarebbe importante già poter liberalizzare lo sport all’aperto. Magari con time-out per sanificarsi le mani. asciugamani personali, controlli periodici. Ma ricordiamoci che l’educazione sportiva è fondamentale per la crescita del ragazzo e sta mancando tanto. Anche agli adulti”
Foto di Marika Torcivia