Intervistato da Maurilio Barozzi per l’Adige il tecnico dell’Itas Trentino, Angelo Lorenzetti, parla di una stagione al via, in cui Giannelli e compagni partono con grandi ambizioni
SEMPRE SODDISFATTI – “Vorrei dire che ogni anno sia io che la società siamo stati soddisfatti di quanto abbiamo fatto sul mercato. Questa volta abbiamo prodotto uno sforzo ancora maggiore ma sempre in un’ottica di condivisione, che è un po’ lo stile che contraddistingue le nostre relazioni. A una discussione segue una decisione. Anche quest’anno è stato così e siamo convinti di aver fatto un’ottima squadra”. TORNARE AL VERTICE – “Certo, negli ultimi anni avevamo sempre visto vincere altri e così c’è stata da parte della società la volontà di provare ad alzare ulteriormente il livello con l’obiettivo di tornare ad alzare le braccia”.
MASSIMO IMPEGNO – “Diciamo che quando l’aspettativa è legata a un percorso di lavoro e di massimo impegno, allora è legittima. Pensare di vincere solo perché lo si pretende non è molto utile. Per dire, nel calcio da nove anni vince sempre la stessa squadra, e le altre? Nella pallavolo invece il vincitore cambia, dunque speriamo che possa tornare a trionfare anche Trento”.
LUCARELLI – “Non parlo mai con gli atleti prima che siano dei “miei” giocatori. Credo nel rispetto dei ruoli per dare stabilità a una struttura. Come dicevo prima, ritengo giusto avanzare delle richieste alla società e discuterne con i vertici. Poi però è il club che si muove. Dunque questi giocatori, Lucarelli ma anche gli altri, sono stati convinti dal direttore generale Da Re e dal presidente Mosna”.
VETTORI – “Come ha vissuto, dal punto di vista umano, l’addio di Luca Vettori, un giocatore che è stato un suo pupillo? «Il suo lavoro è stato continuamente in crescita. ll primo anno senz’altro è stato al di sotto di quello che tutti noi, lui per primo, ci aspettavamo. Non era facile risalire e invece lui ce l’ha fatta. Ha lavorato duro, è migliorato l’anno successivo e questo ancora di più. Mi dirà: ora è facile dire che se non ci fosse stata l’interruzione sarebbe cresciuto ancora. D’accordo, non sapremo mai come sarebbe andata a finire ma di certo resta a tutti l’amaro in bocca per essere arrivati a fine stagione senza poterci guardare negli occhi e dirci almeno: non ci siamo riusciti. Non parliamo poi del fatto di non esserci neanche salutati”.
LA SOSPENSIONE – “La mancanza di poter portare termine un lavoro è frustrante in tutti i mestieri. Se poi pensiamo che noi abbiamo avuto un presidente che ha lottato come un leone per cercare di resistere alla sospensione del torneo, la cosa fa ancora più male. La pallavolo ha voluto chiudere tutto e adesso dobbiamo prendere atto che quella lotta del presidente era giusta. Il calcio con un protocollo serio ha ripreso a giocare ed ha terminato il campionato senza giocatori positivi. Noi, viceversa, abbiamo avuto degli atleti internazionali infettati”.
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